Cipro, una divisione dimenticata
Uno Stato membro dell’Unione Europea è per un terzo occupato militarmente da un paese extracomunitario. No, la Russia non c’entra niente. Ci troviamo nel Mediterraneo orientale, alla frontiera sud-est dell’Unione, laddove l’Europa incontra il Vicino Oriente.
Lo Stato membro in questione è Cipro, che da cinquant’anni esatti è diviso in due parti. Il nord è governato dalla Repubblica turca di Cipro Nord, uno Stato che nessuno riconosce, eccetto la Turchia. Il centro e il sud dell’isola sono invece controllati dalla Repubblica di Cipro, che dal 2004 fa parte dell’Unione Europea.La questione cipriota è il classico caso di vulcano dormiente della politica internazionale [1].
Si tratta infatti di una disputa internazionale che va avanti da tantissimi anni ma che è finita da tempo nel dimenticatoio della coscienza collettiva. Alla fine la mancata soluzione della disputa ha creato uno status quo fatto di tensione latente e occasionali escalation a cui gli attori politici coinvolti si sono adattati. L’incapacità di raggiungere un accordo ha portato quindi a una situazione di conflittualità perenne, con il rischio sempre concreto che tale conflittualità degeneri. Per limitarci ai casi più eclatanti, anche l’Ucraina e la Palestina erano vulcani dormienti, prima del 24 febbraio e del 7 ottobre, rispettivamente.
Nel caso di Cipro, il conflitto è scoppiato nel luglio del 1974, quando la Turchia ha invaso la parte settentrionale dell’isola. L’invasione turca non fu un fulmine a ciel sereno, bensì rappresentò il culmine di un’escalation di tensione caratterizzata da scontri violenti tra i due gruppi etnici che compongono la popolazione dell’isola, ovvero i greco-ciprioti e i turco-ciprioti. Soprattutto, l’aggressione turca avvenne in risposta al colpo di Stato che depose il presidente della Repubblica, l’arcivescovo Makarios III.
Il 15 luglio 1974 un gruppo paramilitare greco-cipriota, con il sostegno del regime dei colonnelli che all’epoca governava la Grecia, spodestò il presidente legittimo, che fu rimpiazzato dall’ultranazionalista Nikos Sampson. La giunta militare guidata da Sampson era intenzionata a compiere l’Enosis, ovvero l’unione tra la Grecia e Cipro.Questo scenario era assolutamente inaccettabile per la comunità turco-cipriota e per la Turchia. Cinque giorni dopo il colpo di Stato la Turchia lanciò l’operazione Attila, ovvero l’invasione di Cipro. Gli scontri armati si trascinarono per quasi un mese, fino a quando il 16 agosto i belligeranti si accordarono per un cessate il fuoco.
Da allora Cipro è divisa in due parti dalla cosiddetta Linea verde, ovvero la zona demilitarizzata controllata dalle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite. Questa Linea attraversa anche Nicosia, la capitale dell’isola. Nicosia è quindi l’ultima capitale europea ad essere divisa da un confine conteso, rappresentato, come nel caso di Berlino, da un muro.
Nel corso degli anni sono stati organizzati innumerevoli tavoli negoziali nel tentativo di risolvere la disputa, ma senza successo. Pertanto, la mancata risoluzione del conflitto continua ad essere una spina nel fianco non solo per le relazioni bilaterali tra Ankara e Nicosia ma anche per quanto riguarda i rapporti della Turchia con la Grecia e l’Unione Europea.
La questione cipriota è ancora politicamente rilevante, sia in Grecia che in Turchia. Infatti, lo scorso 20 luglio, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’invasione, il presidente turco Erdogan e il primo ministro greco Mitsotakis si sono recati sull’isola. I due vertici hanno partecipato alle commemorazioni che, ovviamente, assumono un significato totalmente diverso a seconda della parte di Cipro che si prende in considerazione. Per i greco-ciprioti il 20 luglio è un giorno di lutto, in quanto segna l’inizio della divisione dell’isola. Al contrario per i turco-ciprioti è un giorno di festa in cui si celebra la liberazione della comunità dai soprusi dei greco-ciprioti.
Come le commemorazioni, anche i toni e le parole usate da Erdogan e Mitsotakis sono agli antipodi. Per il premier greco la divisione dell’isola è inconcepibile e quindi “l’Ellenismo non smetterà di combattere fino a quando l’isola non sarà riunificata” [2]. Per Atene, quindi, la riunificazione, che implica la riappacificazione tra i due gruppi etnici, è l’unico modo per risolvere la disputa. Dal canto suo Erdogan, rigettando il compromesso della federazione, ha affermato che i due Stati sono l’unica soluzione possibile alla questione cipriota [3].
Parlare di soluzione dei due Stati evoca il conflitto israelo-palestinese, ma la storia di Cipro è totalmente diversa. Una cosa accomuna questi due conflitti: la totale assenza di prospettive di pace.
Un altro elemento che colpisce della questione cipriota è l’isolamento della Turchia. Ankara è infatti l’unica capitale che riconosce la Repubblica turca di Cipro Nord. Di fatto questa repubblica è un protettorato turco. La posizione di Ankara nei confronti della questione cipriota conferma il carattere ambiguo della Turchia di Erdogan: si tratta di un membro storico della Nato ma che, specialmente negli ultimi anni, ha perseguito una politica estera autonoma caratterizzata dalla creazione di stretti legami con alcuni rivali degli Stati Uniti, in particolare Iran e Russia.
C’è poi la questione dei rapporti bilaterali con la Grecia. Atene e Ankara sono in rotta di collisione su numerosi argomenti: non solo Cipro, ma anche la sovranità delle isole egee e i diritti di esplorazione dei fondali del Mediterraneo orientale. Pur volendo tralasciare la recente deriva autoritaria e la questione migratoria, è davvero incredibile pensare che c’è stato un periodo in cui la Turchia era seriamente considerata tra i candidati per l’adesione all’Unione Europea.
Note
[1] Massimiliano Palladini, Dal Donbass alla Libia, i vulcani dormienti della politica internazionale, civitaseuropa.com, 22 giugno 2023.
[2] Mitsotakis: We won’t stop fighting until Cyprus is united, ekathimerini.com, 20 luglio 2024.
[3] Esra Tekin, Federal solution 'not possible' for Cyprus, says Turkish President Erdogan, aa.com.tr, 20 luglio 2024.
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