Ripercorrendo il processo d'integrazione - Parte sette: "Il fronte della tempesta: l'Italia stretta tra Est e Ovest, tra contestazioni e crisi economica".
In questo episodio della rubrica continuiamo a descrivere la peculiare situazione italiana negli anni Sessanta e Settanta, posta come raccordo tra due blocchi politici e valoriali apparentemente inconciliabili. La stagione delle contestazioni, l’esaurirsi del boom economico, pongono le premesse per la stagione di terrore le cui vicende verranno seguite con apprensione nel resto d’Europa.
L’Italia sulla “doppia frontiera”
A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, l’Italia ricopriva un ruolo molto particolare sullo scacchiere politico internazionale. Sin dal primo governo del Centrosinistra, l’Italia aveva adottato una politica estera “a più voci” che, con la partecipazione di Fanfani e di Saragat al Ministero degli Esteri, poneva l’accento sulla necessità di una distensione tra i blocchi e riservava una particolare attenzione al Sud del Mondo. Da un lato, alla prossimità geografica con l’Est si affiancava un legame politico non da poco: la presenza del partito comunista più grande dell’Europa Occidentale trasformavano il Paese in un interlocutore privilegiato con l’URSS ma anche in terreno di scontro ideologico. Quale interlocutore riconosciuto da entrambi i blocchi, l’Italia – nel seno della CEE – svolse un ruolo fondamentale nei negoziati che condussero alla firma dell’Atto Finale di Helsinki, il 1° agosto 1975 con la partecipazione di 35 Paesi tra cui l’URSS e gli USA. In risposta alle critiche nei confronti dell’efficacia di un Trattato firmato con un Leonid Breznev che affermava di continuare con la Dottrina della Sovranità Limitata, Moro, che firmava in quanto Presidente del Consiglio europeo e Primo Ministro italiano, replicava “Il signor Breznev passerà e il seme che tutti insieme abbiamo gettato darà i suoi frutti”. L’Italia intratteneva buoni rapporti anche con la Jugoslavia di Tito diventata in un certo senso la prima e più vicina frontiera con l’Europa dell’Est: la firma del Trattato di Osimo aveva normalizzato le relazioni con Belgrado, confermando quanto previsto per i territori triestini dal Memorandum di Londra (la Zona A per l’Italia e la Zona B per la Jugoslavia). Dall’altro, l’avvio della cd. Fase Mediterranea da parte della Farnesina aveva permesso all’Italia di tenersi al riparo dalle controversie e rotture che hanno condizionato i rapporti tra il blocco occidentale e i Paesi mediterranei e mediorientali, mantenendo intatte le relazioni con i Paesi produttori di petrolio durante la crisi energetica del 1973. Ma non solo l’Italia era oggetto di critiche. Anche la CEE che, con il Dialogo Euroarabo instaurato nel 1974, rompeva le file del blocco occidentale, divenne oggetto delle proteste statunitensi. Mentre gli europei cercavano una cooperazione più approfondita, gli arabi esercitavano pressioni intorno al conflitto israelo-arabo-palestinese. L’autorizzazione della presenza delle OLP in Italia aveva determinato un’impasse poi superata con la “formula di Dublino” che prevedeva la partecipazione di due delegazioni unitarie (una europea, l’altra araba) durante i negoziati senza precisare la nazionalità dei partecipanti. La politica estera italiana di quegli anni, dunque, era fondata sulla costruzione di percorsi di distensione tra i blocchi e sul dialogo con i Paesi del Sud del Mondo. Tutto questo senza mettere mai in discussione l’appartenenza all’Alleanza Atlantica e la volontà di proseguire il Processo di integrazione europea. Ma la membership di Roma nella NATO non bastava a scongiurare le tensioni che, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 si sarebbero materializzate sul suolo italiano. Come abbiamo menzionato nel primo articolo di questa rubrica, la stessa Penisola sarà attraversata, sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, da una frontiera ideologica molto profonda che dividerà la DC e il PCI anche e soprattutto sul piano delle relazioni internazionali. A rendere più tesa la situazione sarà la convivenza di elementi antitetici sullo stesso territorio: ad esempio, lo Stato Vaticano e il partito comunista più grande dell’Occidente, la vicinanza al mondo arabo-palestinese e la presenza de El-Mossad, servizio segreto israeliano, che poteva muoversi liberamente sul suolo italiano. Mentre la frattura Est-Ovest assumerà dimensioni quasi di tipo metafisico per via delle narrazioni intessute attorno ad essa, la frattura Nord-Sud del Mondo finirà per dividere gli organi di Pubblica Sicurezza al loro interno.
La fine del boom economico e l’inizio della contestazione.
In ambito economico, gli anni ’60 ci presentano delle oscillazioni particolari. Tutta l’Europa viene spazzata dall’0nda di marea delle contestazioni, proprio mentre il boom economico iniziato negli anni Cinquanta esaurisce la sua spinta propulsiva. Nel 1962 l’Italia raggiunge la piena occupazione, ma solo tre anni più tardi, nel 1965, diverse problematiche affiorano. Problemi come l’ondata migratoria interna (circa 800.000 persone si spostavano, ogni anno, dal Meridione al Settentrione della Penisola in cerca di migliori condizioni sociali ed economiche), la disoccupazione intellettuale (causa il mancato assorbimento dei laureati in un mercato del lavoro che prediligeva l’industria manufatturiera) e l’inflazione della Lira con la conseguente perdita del potere d’acquisto per le famiglie italiane, preannuncia una fine difficile per il decennio degli anni ’60. La contestazione del ’68 arriverà anche in Italia. Il 1° marzo si verificheranno violenti scontri tra studenti e polizia di fronte all’architettura e polizia. Questo episodio ispirerà l’occupazione di diverse università italiane. Eventi come la manifestazione del 13 maggio a Parigi in cui hanno sfilato 800.000 persone segneranno l’apice, non solo del maggio francese, ma dell’immaginario di un’epoca. Essa sarà seguita dall’autunno caldo del 1969. Nello stesso periodo, l’economia italiana subirà dure battute di arresto: “nel 1971 si sentono sul fronte economico i contraccolpi della crisi del dollaro e, nel 1973, della crisi petrolifera, alla quale segue la cosiddetta austerità: gli italiani a piedi, mentre l’inflazione ‘in carrozza’ viaggia celermente verso il 20%.” Viene così descritto il contesto economico di quegli anni di violenza politica diffusa. Negli anni ’70 era stato approvato lo Statuto dei Lavoratori che coincise con il rinnovo dei contratti nazionali. Le misure non bastano, le manifestazioni riprendono e si crea uno stato di conflittualità perenne. Anche i contratti nazionali non bastano: le manifestazioni riesploderanno nel 1973 per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Più che agevolare il crollo dei miti rivoluzionari costruiti intorno a figure come il Che Guevara, Castro oppure Mao, gli anni della contestazione hanno rappresentato un’occasione di sincretismo tra lo spirito stesso delle manifestazioni e i simboli che animavano l’oppressione dei popoli dell’Est e nel nome dei quali, il 21 agosto del 1968, le truppe del Patto di Varsavia represso con la violenza la Primavera di Praga. Da quegli anni in poi si aprirà una fase particolarmente delicata, osservata con preoccupazione dagli altri membri della CEE. Gli estremi dello spettro politic italiano detteranno l’agenda politica e, a momenti, daranno l’impressione di avere la meglio sulle istituzioni. Stiamo parlando degli anni di piombo, stagione che ha segnato un “prima” e un “dopo” nella vita politica italiana. Sarà fondamentale, per chiunque decida di approfondire le vicende accadute durante quegli anni, comprendere l’intreccio tra il clima politico internazionale e la politica interna italiana il cui dibattito era apertamente influenzato dal bipolarismo USA-URSS. Per quanto riguarda il fenomeno del terrorismo e della violenza politica nella penisola, “la sovversione di sinistra e l’eversione di destra si inquadrano in questo scenario come variabili estremistiche delle due opzioni e delle due realtà”.
Nel prossimo episodio della rubrica, si vedrà come tutto quello che è stato descritto finora ponga le premesse per il fenomeno del terrorismo politico. Un momento storico per il Paese che viene guardato con preoccupazione da tutta l’Europa.
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Estefano Soler
CIVITAS EUROPA - Divisione Relazioni Internazionali
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Note: - Catalogo della mostra «Anni di piombo», la voce degli innocenti: Per non dimenticare, realizzato da AIVITER (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo e dell'Eversione Contro l'Ordinamento Costituzionale dello Stato) in collaborazione con il Consiglio Regionale del Piemonte.
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