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Ripercorrendo il processo di integrazione - Parte due: "I primi passi."

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La scorsa settimana abbiamo pubblicato la prima parte della rubrica sulla storia dell’integrazione del continente europeo. Come abbiamo visto, il dopoguerra mette l’Europa occidentale di fronte a enormi sfide, che necessitano risposte immediate. Queste risposte sono in procinto di arrivare, assieme ai primi passi verso la coesione europea.

Il Blocco di Berlino e lo sblocco dell’Opinione pubblica statunitense. Nasce la NATO.

Dato il quadro politico del dopoguerra e la sua evoluzione, Washington si sentì inevitabilmente coinvolto nella tutela dell’Atlantico e del Pacifico. L’instabilità a cui era soggetta la massa terrestre euroasiatica e la corsa nucleare erano alcuni degli elementi che hanno spinto all’aumento del budget militare statunitense e alla politica del containment che ha incentivato e condizionato il processo di integrazione europea.

Nel continente, il contesto politico era caratterizzato dalla desolazione postbellica e si cercava di costruire un ordine mondiale basato nell’evitare i conflitti. Ma la nascita di questo nuovo ordine era condizionata già in partenza dalla rottura dell’alleanza anti-Hitleriana e l’immediata polarizzazione in campo ideologico fra i due blocchi. L’enunciazione della Dottrina Truman (1947) e il fallimento delle trattative tra gli Alleati occidentali e l’URSS per un possibile Trattato di Pace sulla Germania furono alcuni che fecero calare una cortina di ferro nel cuore dell’Europa.

Anche il blocco di Berlino rappresentò una cesura fondamentale nella frattura che divise l’Europa in due orbite antitetiche. Imposto dall’Unione Sovietica il 20 giugno del 1948, il blocco stradale e fluviale di Berlino volle essere una reazione al coinvolgimento degli USA nella sicurezza europea. D’altra parte, Stalin voleva capire se gli USA fossero veramente disposti a infangarsi nel continente europeo. Truman invece coglierà il blocco come un’occasione per legittimarsi, da un lato, con i tedeschi dell’Ovest attraverso un ponte aereo che verrà letto come un clamoroso sforzo di conquista della popolazione di Berlino Ovest con 1.400 voli al giorno che rifornivano la popolazione con generi alimentari e altri prodotti di prima necessità e, dall’altro, con l’opinione pubblica statunitense che – dopo le azioni di Stalin – iniziava a considerare il coinvolgimento statunitense in Europa come qualcosa di necessario.

Il braccio di ferro sugli assetti della Germania obbediva alla necessità di conservazione degli equilibri di entrambi i blocchi. Ad Ovest, la rinascita politica ed economica della Germania era fondamentale per il containment e per il rilancio stesso dell’Europa. Inoltre, la necessità di integrare le differenti politiche nazionali era condivisa al fine di far ripartire l’Europa.

L’epilogo di questi primi momenti di tensione fu la fondazione della NATO. Dopo il vertice tra Europei, Canadesi e Statunitensi nell’Estate del 1948, il 4 aprile del 1949 viene firmato il Patto atlantico. Nasce così un’Organizzazione che coinvolge gli USA nella sicurezza europea oppure l’Europa sotto l’ombra degli USA. Nel suo 5° articolo, il Patto Atlantico riprende la dimensione politico del Patto di Bruxelles prevedendo l’intervento automatico in caso di aggressione contro uno dei membri. Si firmano così gli accordi di Washington, i quali prevedono la stesura di una legge fondamentale che doveva essere approvata dalla Francia, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti.

Nel maggio del 1949 Stalin sospende il blocco di Berlino. Nessuno se la sentiva più di fare una guerra che finisse di distruggere un’Europa che si stava appena rialzando. Le due superpotenze davano vita a una guerra fredda, ispirata da due visioni inconciliabili del mondo ed eseguita con metodi alternativi e non convenzionali. Una guerra che ha condizionato i ritmi e le forme con cui è stata costruita l’Europa come la conosciamo.

Congresso dell’Aja: modelli e visioni a confronto per il futuro dell’Europa.

Nel maggio del 1948 si è tenuto il congresso dell’Aja nel quale si sono messe a confronto le diverse ideologie che animavano l’attivismo verso la costruzione di un’Europa Unita. L’assenza di un fronte ideale omogeneo si era messa in evidenza a partire dalle diverse proposte che sono emerse tra gli ideatori del sogno europeo.

Il processo di integrazione vedeva contrapposti i federalisti e i confederalisti. Mentre i federalisti puntavano al superamento delle strutture nazionali nel nome di una sovrastruttura istituzionale, i confederalisti puntavano su forme di cooperazione che rispettassero le sovranità nazionali. In mezzo a loro si è formata la proposta dei funzionalisti, una terza via fondata su un modello di integrazione graduale ed evolutivo da promuovere soprattutto in ambito economico-commerciale.

Pur non raggiungendo risultati concreti, la Conferenza contribuì a definire le linee guida che si sarebbero conteso il modello di integrazione. Presieduta da Churchill, la Conferenza dell’Aja presentava un’altra frattura che attraversava gli Stati nazione e che riguardava i differenti approcci nazionali all’integrazione: Se, da una parte, la Francia, il Belgio e l’Italia promuovevano un disegno europeista, realtà come il Regno Unito, l’Irlanda, e i Paesi Scandinavi preferivano limitarsi a forme più tradizionali di cooperazione.

Primi passi pre-comunitari.

Il 5 maggio 1949 nasce il Consiglio d’Europa che, pur essendo un’entità parallela al percorso d’integrazione comunitaria, può essere considerato come un esperimento per quello che voleva essere il tentativo di accomunare gli interessi degli europei in un singolo tavolo. Nato dall’intesa di dieci Paesi (Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda e Svezia), il Consiglio d’Europa è un organo con finalità consultive che, al momento della sua fondazione, aveva la finalità di ridefinire le azioni comuni in ambito economico, sociale, scientifico e culturale.

Il Consiglio era stato dotato da un Comitato di Ministri e da un’Assemblea consultiva ma i suoi margini di intervento sono sempre rimasti limitati data la mancata evoluzione dei poteri da parte dei Paesi. Ogni decisione essenziale di questo organo deve essere adottata all’unanimità. Nel seno di questa Organizzazione sono state prodotte diverse convenzioni di stampo politico, culturale, economico e giuridico. La più notevole di tutte è la Convenzione Europea per la Salvaguarda dei Diritti dell’Uomo istituita il 4 Novembre 1950, la quale ha contato sull’adesione dei 47 membri. Con essa sono stati creati degli organi predisposti alla tutela dei diritti dell’uomo come lo sono la Commissione europea dei diritti dell’uomo e la Corte EDU a Strasburgo.

All’interno dello Statuto del Consiglio d’Europa non è presente alcun richiamo all’integrazione comunitaria né tantomeno ai sogni federalisti che animano il percorso di unificazione. È questa la differenza primordiale tra questa organizzazione e le Istituzioni comunitarie. Tali differenze persistono anche a livello giuridico con la mancata integrazione tra la CEDU e la CGUE, le quali, pur attuando nella più accurata collaborazione ed evitando, ad esempio, di emettere sentenze contraddittorie, continuano a funzionare in parallelo.

Un altro dato da non trascurare è che tutti i membri dell’Unione Europea fanno parte del Consiglio d’Europa, mentre il Consiglio d’Europa è composto anche da membri esterni all’UE ricopre un’estensione geografica ben più vasta. Al Consiglio d’Europa appartiene anche la Federazione Russa[1], al momento sanzionata dall’UE e riammessa all’Organizzazione nel luglio del 2019. l’esempio russo ci torna utile per capire quanto è disconnessa l’azione del Consiglio d’Europa rispetto a quella dell’Unione Europea e dei suoi organi.

L’Integrazione: L’istituzione della CECA

Per quanto riguarda l’Unione Europea, Essa è il frutto di un percorso decennale nutrito dalla ricerca di strumenti di integrazione economica e politica tra gli Stati.  Tutto ebbe inizio con la Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950.[2] Il momento storico ebbe luogo nella sede del Ministero degli Affari esteri francese, precisamente nella Sala dell’Orologio. La fusione della produzione del Carbone e dell’Acciaio tra Francia e Germania avrebbe rappresentato un punto di rottura nella rivalità che aveva animato i conflitti europei della storia recente. Il traguardo politico era chiaro a tutti: far diventare la guerra un’opzione non raggiungibile e materialmente lontana dalla portata degli attori coinvolti.

Venne così concepita la CECA, che poggiava su quattro organi: un’alta autorità, un’assemblea, un Consiglio dei ministri e una corte di giustizia.

In Italia, De Gasperi annunciava agli italiani una scelta che rischiava di essere impopolare, utopica e irrealizzabile. Unire le produzioni del Carbone e dell’Acciaio sotto l’egida di una singola entità sovranazionale significava una consistente cessione di sovranità_._  Una cessione di sovranità che, con il passare degli anni, avrebbe garantito la più lunga stagione di pace nell’Europa contemporanea.

“Nel passato sono stati tanti i conflitti e le guerre per questa impossibilità di trovare l'accordo, di discutere, per l'impossibilità di mettersi insieme in un'Assemblea e trattare di pace; non è meglio che facciamo uno sforzo per raggiungere la pace, per avere delle formule, per avere delle istituzioni che garantiscano questa pace?”

Se da un lato la posizione del governo era favorevole al Piano Schuman, dall’altro, i Socialisti e i Comunisti assunsero una posizione contraria all’adesione dell’Italia alla CECA. Ispirata nel ‘frontismo’ di sinistra, questa opposizione si mantenne ferma durante il processo che ha portato dalla ratifica all’entrata in vigore del Trattato. Facendo riferimento a un Paneuropeismo diverso da quello proposto dagli Europei occidentali, lo stesso Togliatti faceva riferimento a una unità europea diversa da quella federalista e, dunque, lontana nel tempo. In opposizione all’Europeismo ispirato dalla teoria del containment, Togliatti criticava la formazione della CECA[3] in quanto quest’ultima – a suo parere – avrebbe accentuato la divisione dell’Europa in due blocchi.

“Sul terreno economico, il vostro europeismo discende dal piano Schuman, che è un accordo di gruppi monopolistici ai danni dei paesi industrialmente più deboli come il nostro (…) e tende esso pure ad approfondire la scissione dell’Europa, rendendo permanente il blocco economico di una parte dell’Europa contro l’altra, dell’Occidente contro l’Oriente (…) Il vostro europeismo è un ostacolo che voi ponete, seguendo i dettami dell’imperialismo americano, al fatto che i popoli d’Europa possano intendersi di nuovo, possano commerciare liberamente, possano andare liberamente verso il progresso.”

Ma nello stesso discorso, il leader del Partito Comunista insinuava il proprio auspicio per la conformazione di un’Europa unita. L’orizzonte del suo messaggio riguarda, come dicevamo prima, un tempo ben più lontano dal ritmo predisposto dai Paesi fondatori della CECA.

“L’Europa è quella che è. Va dagli Urali all’Atlantico. Coloro che vogliono cercare di unirla dovranno lavorare, senza dubbio, con una certa pazienza, perché oggi credo che la mente di nessun uomo di stato possa giungere a concepire quale potrà essere un’Europa unificata. […] Mercato unico europeo e tolleranza tra i regimi socialmente ed economicamente diversi: questa è la sola forma di europeismo di oggi.”

È evidente che le versioni antitetiche dell’Europa proposte da De Gasperi e da Togliatti fossero influenzati dal blocco di riferimento che ciascuno aveva all’interno dell’appena iniziata guerra fredda piuttosto che da ragioni ideologiche o di tipo interno.  In effetti, continua polarizzazione dei blocchi in base a eventi che hanno sconvolto gli equilibri europei e riaffermato la divisione tra Est e Ovest finì per influenzare il dibattito politico interno sul processo di integrazione.

Per anni, i comunisti di tutta Europa, vicini a Mosca, rimarranno critici del processo d’integrazione. Bisognerà aspettare per vedere la sinistra europea emanciparsi dall’influenza sovietica e sviluppare un europeismo focalizzato sul ruolo, in particolare, del Parlamento Europeo. Intanto, il progetto unitario che iniziava sotto i migliori auspici, stava per attraversare la prima, importante, battuta di arresto.

 

Estefano Soler

 

CIVITAS EUROPA - Divisione Relazioni Internazionali

 

Note:

[1] La Russia ha aderito per la prima volta al Consiglio d’Europa il 28 febbraio 1996 divenendo il 39° Stato dell’Organizzazione. Per sapere di più sulla partecipazione di Mosca nel Consiglio d’Europa, si consulti https://www.coe.int/it/web/portal/russian-federation

[2] Ne abbiamo trattato su Civitas in occasione del settantesimo anniversario della dichiarazione, nel giorno della Festa dell’Europa: Civitas Europa - Una lezione dal passato: la Dichiarazione Schuman, settant’anni dopo.https://civitaseuropadoteu.wordpress.com/2020/05/09/una-lezione-dal-passato-la-dichiarazione-schuman-settantanni-dopo/

[3] TOGLIATTI, Palmiro, «Il discorso di Togliatti alla Camera», in l’Unità, 18 ottobre 1952.

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