Pacta sunt servanda: il bluff di Boris mette a rischio le relazioni UE-UK
Negli ultimi giorni le relazioni tra l'Unione Europea e il Regno Unito si sono surriscaldate per via della decisione del governo britannico di aggirare parti del Withdrawal Agreement, l'accordo di uscita stipulato con l'Ue lo scorso gennaio. Il pomo della discordia è rappresentato dal disegno legge sul mercato interno britannico. Londra intende riformare la legislazione del mercato interno ma la proposta di riforma avanzata comporta una violazione del Protocollo sull'Irlanda del Nord contenuto nel Withdrawal Agreement.
L'Unione Europea ha accusato il governo britannico di non rispettare il diritto internazionale e ha minacciato di andare per vie legali. La violazione è stata confermata da Brandon Lewis, ministro dell'Irlanda del Nord, durante il question time alla Camera dei Comuni. Il disegno legge sul mercato interno viola "in maniera specifica e limitata" il diritto internazionale, ha affermato Lewis.
Ricordiamo che le relazioni tra Ue e Uk si trovano in una fase di transizione che terminerà il 31 dicembre. Londra è ufficialmente fuori dall'Unione Europea ma di fatto continua a seguirne molte regole. Infatti, per esempio, il Regno Unito è ancora nel mercato unico. Il trattato commerciale che Londra e Bruxelles stanno negoziando servirà per regolare gli scambi di beni e servizi e l'accesso delle aziende britanniche al mercato unico europeo una volta che il periodo di transizione sarà finito. La Commissione Europea e il governo britannico hanno già escluso qualsiasi proroga mentre nei giorni scorsi il primo ministro Boris Johnson ha indicato il 15 ottobre come scadenza entro cui Londra e Bruxelles devono stipulare il trattato commerciale. Se entro quello data non si raggiunge un accordo sarà no deal. In quest'ultimo caso gli scambi tra Ue e Uk seguiranno le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Ricordiamo anche che, dopo la stipulazione, il trattato commerciale deve essere ratificato dai parlamenti britannico ed europeo. Tutto ciò deve essere fatto prima del 31 dicembre.
La rivelazione del governo britannico è stata un fulmine a ciel sereno in quanto nessuno si aspettava che Londra e Bruxelles si sarebbero messe a discutere su un accordo che è già entrato vigore. Oltretutto la controversia è sorta proprio mentre a Londra si stavano tenendo i negoziati sul trattato commerciale. Il 10 settembre sono accaduti due fatti importanti. Il Comitato congiunto Ue-Uk è stato convocato d'urgenza. Il vicepresidente della Commissione Europea Maroš Šefčovič si è recato a Londra per discutere con il governo britannico del disegno legge sul mercato interno. Bruxelles ha chiesto a Londra di ritirare il disegno legge ma quest'ultima si è rifiutata. Al termine dell'incontro tra Šefčovič e il governo britannico la Commissione Europea ha pubblicato un comunicato molto duro in cui condanna l'iniziativa di Downing Street. La Commissione sottolinea che il Withdrawal Agreement rappresenta un obbligo legale da rispettare.
"La violazione dei termini del Withdrawal Agreement infrangerebbe il diritto internazionale, minerebbe la fiducia e metterebbe a rischio i negoziati in corso sulle relazioni future" si legge nel comunicato. La Commissione ribadisce che né l'Ue né il Regno Unito possono cambiare, emendare o interpretare unilateralmente l'accordo di uscita. Bruxelles non usa mezzi termini per esplicitare la sua contrarietà. "La Commissione non accetta l'argomentazione di Londra secondo cui il disegno legge mira a proteggere gli accordi del Venerdì Santo. Anzi, crede che avrà l'effetto contrario".
Il mantenimento della pace nell'Irlanda del Nord e la tutela degli accordi del Venerdì Santo del 1998 che misero fine al trentennale conflitto nord-irlandese. È questa la posta in gioco dell'attuale disputa ed è per questo motivo che, durante gli estenuanti negoziati culminati nel Withdrawal Agreement, Ue e Uk hanno fatto di tutto per evitare il ritorno di un confine vero e proprio tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord.
Il secondo fatto importante accaduto il 10 settembre è la conclusione dell'ottava sessione formale di negoziati per il trattato commerciale. L'esito è tanto ripetitivo quanto deludente. "Continuano ad esserci differenze significative in aree di interesse essenziale per l'Ue" si afferma nel comunicato rilasciato al termine dei lavori. Aiuti di Stato alle imprese e diritti sulla pesca sono due dei settori in cui Londra e Bruxelles non riescono a trovare una convergenza.
Il disegno legge sul mercato interno ha alzato la tensione tra Unione Europea e Regno Unito rendendo più difficile la stipulazione del trattato commerciale. Si potrebbe leggere l'iniziativa britannica come un bluff per costringere Bruxelles a fare concessioni. La scommessa fatta da Londra è però rischiosa per due motivi. Innanzitutto danneggia seriamente il clima di fiducia reciproca con Bruxelles, con ripercussioni non solo sugli attuali negoziati ma anche sulle relazioni future. In secondo luogo rappresenta uno smacco per la reputazione internazionale del Regno Unito. Non è certo la prima volta che uno Stato si rifiuta di adempiere a un accordo internazionale che ha firmato in passato. Ma il caso in questione è peculiare per due motivi.
In primo luogo non è passato un lasso di tempo sufficientemente lungo da giustificare un mutamento significativo degli interessi britannici, né si è verificato un cambiamento nella maggioranza che potrebbe giustificare una variazione della posizione britannica. Infatti il Withdrawal Agreement è stato firmato neanche un anno fa dallo stesso governo attualmente in carica. In secondo luogo è insolito che sorga una controversia del genere tra alleati di lunga data e stretti partner economici e politici. Inutile ricordare quanto siano stretti i legami storici, politici, economici e militari tra Regno Unito ed Unione Europea. Insomma, non stiamo parlando di due nemici giurati come Stati Uniti ed Iran.
Le ripercussioni sulla reputazione internazionale del Regno Unito sono già palpabili. "Se il Regno Unito viola l'accordo di uscita e la Brexit mette a repentaglio gli accordi del Venerdì Santo non c'è assolutamente alcuna possibilità che il Congresso ratifichi il trattato commerciale Uk-Usa" ha affermato Nancy Pelosi, presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ed esponente democratica di spicco. Una posizione condivisa da molte figure importanti del Partito Democratico, tra cui Anthony Blinken, consigliere per la politica estera di Joe Biden. I democratici statunitensi sono particolarmente sensibili agli accordi del Venerdì Santo per via del ruolo avuto dal presidente dell'epoca, Bill Clinton, nel favorire la pacificazione dell'Irlanda del Nord.
Considerate le conseguenze che il bluff britannico sta già avendo sulle relazioni con Stati Uniti e Unione Europea, il gioco non sembra valere la candela.
CIVITAS EUROPA - DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Massimiliano Palladini
Fonti
"Northern Ireland Secretary admits new bill will "break international law", BBC.com, 8 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
"Brexit: Boris Johnson tells EU that free trade deal must be done by 15 October", skynews.com, 7 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
"Brexit: government refuses to drop plans to override parts of Brexit deal", news.sky.com, 10 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
"Statement by the European Commission following the extraordinary meeting of the EU-UK Joint Committee", ec.europa.eu, 10 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
"Statement by Michel Barnier following Round 8 of negotiations for a new partnership between the European Union and the United Kingdom", ec.europa.eu, 10 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
"Pelosi warns "no chance" of US-UK trade deal if Brexit violates international treaty", CNN.com, 10 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
"Nancy Pelosi warns Boris Johnson there is "absolutely no chance" of a UK-US trade deal if he pursues his Brexit plan", businessinsider.com, 10 settembre 2020. Ultimo accesso 11 settembre 2020.
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