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Operazione Irini, l'UE e la difficile implementazione dell'embargo ONU alla Libia

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Il 31 marzo scorso il Consiglio dell'Unione Europea ha decisione di avviare l'operazione Irini (che significa "pace" in greco) in sostituzione dell'operazione Sophia.

Lo scopo principale dell'operazione è implementare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che impongono l'embargo sulla vendita di armi alla Libia. Per fare ciò i paesi dell'Ue partecipanti alla missione schiereranno mezzi navali, aerei e satellitari nel Mediterraneo centrale.

Finora l'embargo delle Nazioni Unite non ha trovato una soddisfacente implementazione. Infatti, nonostante le varie risoluzioni, la Libia è da quasi un decennio preda dell'anarchia e le fazioni belligeranti non hanno certo difficoltà a reperire le armi per combattersi.

Le speranze per una riunificazione pacifica del paese si infransero nell'aprile 2019 quando il feldmaresciallo Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, lanciò un'offensiva per conquistare Tripoli, dove ha sede il Governo di accordo nazionale (Gna) del presidente Fayez al-Serraj riconosciuto dalle Nazioni Unite e dall'Italia, tra gli altri. Negli ultimi 14 mesi diversi paesi sono intervenuti militarmente in Libia, in modo più o meno diretto. Russia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto supportano Haftar mentre la Turchia è intervenuta a fianco di al-Serraj. Quindi, nonostante l'embargo delle Nazioni Unite, negli ultimi 14 mesi si è assistito a un'escalation internazionale del conflitto libico.

L'implementazione del suddetto embargo non è l'unico scopo di Irini. Controllare e raccogliere informazioni sulle esportazioni illecite di petrolio dalla Libia; contribuire allo sviluppo delle capacità e alla formazione della guardia costiera libica; contribuire allo smantellamento delle reti di traffico e tratta degli esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento con mezzi aerei sono gli scopi secondari dell'operazione.

La scadenza del mandato di Irini è inizialmente prevista per il 31 marzo 2021 e il suo operato sarà sottoposto alla sorveglianza degli stati membri attraverso il comitato politico e di sicurezza (Cps), sotto la responsabilità del Consiglio e dell'alto rappresentante per la politica estera dell'Ue.

C'è molta Italia ai vertici di Irini. Il comando operativo ha sede a Roma mentre gli ammiragli Fabio Agostini ed Ettore Socci sono rispettivamente comandante dell'operazione e comandante della forza. Tuttavia l'Italia non ha ancora schierato alcuna unità militare nel Mediterraneo. Secondo quanto dichiarato recentemente dal ministro degli esteri Luigi Di Maio durante un colloquio col suo omologo greco, l'Italia parteciperà alla missione con "una fregata e due velivoli". Per quanto riguarda la sostanza della partecipazione italiana si attende l'approvazione del cosiddetto "decreto missioni" da parte del Consiglio dei ministri, che dovrà poi ricevere il via libera da parte del Parlamento.

L'attività di Irini è cominciata lo scorso 4 maggio con l'entrata in servizio della fregata francese Jean Bart e di un aereo da pattugliamento marittimo lussemburghese. Il 4 giugno è entrata in servizio la fregata greca Spetsai, che trasporta una squadra specializzata nelle missioni di abbordaggio e un elicottero Sikorsky S70-B Aegean Hawk, insieme a tre aerei forniti da Germania, Polonia e Lussemburgo.

Sebbene lo scopo della missione sia lodevole, i limiti dell'operazione sono evidenti. La Jean Bart e la Spetsai sono gli unici vascelli entrati in servizio finora. Due navi accompagnate da una manciata di velivoli non sono affatto sufficienti per monitorare la lunga costa libica. Infatti lo schieramento di forze Ue non ha impedito l'arrivo a Misurata di una nave mercantile carica di carri armati M-60 turchi destinati a rafforzare le forze di al-Serraj. Secondo Ahmed al-Mismari, portavoce dell'Esercito nazionale libico, cioè l'esercito di Haftar, la nave con i rinforzi turchi sarebbe arrivata a Misurata lo scorso 28 maggio.

Il limite principale dell'operazione è che la sua area di competenza è limitata al Mediterraneo. Lo spazio aereo libico e i confini libici non sono di competenza di Irini. Il Cairo, Mosca e Abu Dhabi potranno continuare a rifornire Haftar via terra (l'Egitto) e via aria (Russia ed Emirati).

Infatti, secondo lo Us Africa Command, nelle ultime settimane i russi avrebbero inviato in Libia alcuni caccia. Di fronte a questo dispiegamento di forza militare i contingenti di Irini non ha potuto far altro che rimanere inermi.

In teoria, le forze europee schierate nel Mediterraneo potrebbero fermare i rinforzi provenienti dalla Turchia, andando così ad inficiare le capacità militari del governo di al-Serraj, che è riconosciuto proprio dalle Nazioni Unite. Per questo motivo Tripoli nelle scorse settimane ha criticato l'iniziativa europea, denunciandone l'incapacità di fermare l'afflusso di armi via terra e aria alle forze di Haftar. Inoltre, un tentativo europeo di fermare i rinforzi turchi creerebbe tensioni tra Bruxelles e Ankara e tra gli alleati della Nato, un'eventualità che andrebbe a favorire Haftar e le potenze che lo sostengono.

Detto ciò, occorre notare che Francia e Grecia, gli unici paesi ad aver fornito, finora, vascelli navali, supportano il feldmaresciallo cirenaico. Pertanto, non è da escludere che Parigi ed Atene sfruttino la missione europea per perseguire il loro interesse nazionale in Libia, ovvero mettere i bastoni tra le ruote alla Turchia.

Per implementare efficacemente l'embargo Onu l'operazione Irini dovrebbe quindi controllare lo spazio aereo e i confini terrestri della Libia. È impossibile che si riesca a fare ciò, per due motivi. In primo luogo, l'implementazione completa dell'embargo richiederebbe uno schieramento di forze europee inedito, che nessuno stato membro è disposto a fornire. Nessun paese europeo è minimamente intenzionato a schierare soldati lungo i porosi e difficilmente controllabili confini libici, o anche solo degli aerei che sorvolino lo spazio aereo libico. In secondo luogo, si andrebbe contro la volontà di tutte le fazioni locali - in particolare di al-Serraj che ora sta contrattaccando -  e delle potenze straniere che le sostengono. Si creerebbero quindi i presupposti per tensioni e pericolosi incidenti che nessuno è intenzionato a rischiare.

In conclusione, Irini non riuscirà a raggiungere il suo scopo primario. Finché la risoluzione del conflitto dipenderà dalle armi, le fazioni locali saranno le prime a storcere il naso di fronte ai tentativi di implementare l'embargo. Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza continueranno quindi a non essere esecutive, così come lo sono state negli ultimi nove anni.

 

CIVITAS EUROPA - DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Massimiliano Palladini

 

 

Fonti

"L'UE avvia l'operazione IRINI per applicare l'embargo sulle armi nei confronti della Libia", consilium.europa.eu, 31 marzo 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"Una fregata greca per l'Op. Irini mentre i turchi sbarcano carri M-60 a Misurata", analisidifesa.it, 5 giugno 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"About us - Operation Irini", operationirini.eu. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"The Operation sets sail", operationirini.eu, 7 maggio 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"Un boomerang la missione Irini: Malta esce, Tripoli delusa dall'Italia", ilsole24ore.com, 16 maggio 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"Us says Russia sent advanced fighters to aid mercenaries in Libya", aljazeera.com, 27 may 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"Haftar perde terreno in battaglia ma tenta il golpe in Cirenaica", analisidifesa.it, 17 maggio 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

"Libia, Di Maio: una fregata e due aerei per missione Irini", askanews.it, 9 giugno 2020. Ultimo accesso 9 giugno 2020.

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