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L'Unione Europea tra Stati Uniti e Russia

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È stata una settimana importante per la sicurezza europea e per i rapporti tra Stati Uniti e Russia. Il 10 e 11 gennaio le delegazioni delle due potenze, capeggiate dai vice ministri degli esteri, si sono incontrate a Ginevra per discutere dello stato delle relazioni bilaterali e della sicurezza europea. Il 12 gennaio si è poi riunito il consiglio Nato-Russia.

L'Ucraina è stata un tema centrale dei colloqui. Il destino dell'ex repubblica sovietica divide aspramente gli Stati Uniti, quindi la Nato, e la Russia. Washington sostiene che Kiev, in quanto Stato sovrano, ha il diritto di aderire liberamente a qualsiasi alleanza. Mosca invece ha messo in guardia le capitali occidentali dall'approvare l'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Per il Cremlino l'alleanza atlantica è anti-russa e l'Ucraina è da sempre un territorio cruciale per la sicurezza nazionale. Di conseguenza la Russia rivendica l'Ucraina come Stato appartenente alla propria sfera d'influenza, pertanto si oppone a un ulteriore espansione verso est della Nato.

C'è un dato, o meglio un'assenza, che risalta nettamente nei negoziati di questi giorni. Federico Petroni sulla rassegna quotidiana di Limes ha scritto che "è indicativo [dei rapporti di forza tra le due sponde dell'Atlantico] che una questione cruciale per gli equilibri di potenza in Europa non veda coinvolto direttamente alcun attore europeo" [1]. Tale osservazione è stata fatta anche da Francesca De Benedetti in un articolo pubblicato il 10 gennaio sul quotidiano Domani. La giornalista nota che l'Unione Europea, sebbene gli argomenti discussi la riguardino da vicinissimo, "deve affidarsi agli Usa". [2]

I negoziati degli scorsi giorni hanno dimostrato platealmente un dato di fatto rattristante: l'Unione Europea è un oggetto, non un soggetto della politica internazionale. Pure quando si tratta di questioni cruciali per la sicurezza del Vecchio Continente, l'Ue gioca un ruolo secondario. La summenzionata assenza non riguarda solo l'Unione nel suo complesso ma anche i principali Stati membri. Germania e Francia, pur essendo tra i firmatari degli accordi di Minsk, non hanno intavolato dei negoziati a tre con i russi [3]. Stati Uniti e Russia sono i protagonisti della crisi ucraina. Alle capitali europee spetta unicamente un ruolo di mediazione, che si svolge tuttavia all'ombra della strapotenza statunitense.

L'inconsistenza dell'Unione non dovrebbe comunque sorprendere. Gli attori protagonisti della politica internazionale sono infatti gli Stati e l'Unione Europea non è uno Stato, con tutto ciò che ne consegue. Bruxelles non ha un governo, quindi non ha un corpo diplomatico né delle forze armate, e non ha nemmeno un apparato di intelligence. Alla luce di ciò, le divisioni in seno all'Unione sulla politica da adottare nei confronti dell'Ucraina e quindi della Russia passano in secondo piano. Fino a quando non diventerà uno Stato sovrano, l'Unione è destinata ad avere un ruolo marginale nella politica internazionale, specialmente in tutto ciò che ha a che fare con la sicurezza internazionale.

I fatti di questa settimana dovrebbero spingere a riflettere sulla formula "autonomia strategica europea complementare alla Nato". Questo mantra, ripetuto soprattutto dai politici italiani e tedeschi, è a tutti gli effetti un nonsense. Non c'è autonomia strategica europea nella Nato giacché quest'ultima è guidata dagli Stati Uniti. L'autonomia strategica totale è concepibile unicamente in uno scenario in cui gli Stati Uniti si ritirano completamente dal Vecchio Continente mettendo così fine alla subordinazione degli Stati europei.

Fino a quel momento sarà possibile unicamente un'autonomia parziale, esercitabile comunque in aree in cui gli Stati Uniti non hanno interessi primari, come il Nord Africa, l'Africa subsahariana e i Balcani. In altre parole, l'Unione Europea potrà agire con una certa libertà d'azione solo laddove non sono in ballo gli interessi precipui delle grandi potenze. L'autonomia strategica parziale comporta necessariamente un ulteriore trasferimento di sovranità verso le istituzioni comunitarie.

Tale trasferimento, che riguarderebbe la politica estera e di difesa, non comporterebbe la rinuncia completa alla sovranità nazionale in tali ambiti. In pratica, le istituzioni comunitarie, create ad hoc, interverrebbero solo quando c'è l'assenso degli Stati partecipanti. Tali istituzioni necessitano di meccanismi decisionali rapidi. L'unanimità è fattibile solo nel caso in cui il numero di partecipanti è estremamente ridotto (da tre a cinque).

Ad ogni modo, anche se si dotasse di istituzioni più efficaci, l'Unione Europea rimarrà comunque un attore di secondo piano nella crisi ucraina. Francia e Germania sembrano essere gli unici Stati membri capaci di svolgere un ruolo degno di nota, seppur secondario rispetto a quello degli Stati Uniti.

 

CIVITAS EUROPA - DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Massimiliano Palladini

 

Note

[1] "Un primo bilancio in Kazakistan, il colloquio Usa-Russia e altre notizie interessanti", limesonline.com, 10 gennaio 2022, https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-10-gennaio-kazakistan-repressione-arresti-morti-usa-russia-ginevra-colloquio/126362. Ultimo accesso 14 gennaio 2022.

[2] Francesca De Benedetti, "Russia e Usa escludono la Ue dai negoziati sull'Ucraina", Domani, Anno III, Numero 9, 10 gennaio 2022.

[3] Va notato però che le diplomazie di Francia e Germania non sono rimaste immobili. L'undici gennaio Jens Plötner, consigliere per la politica estera e di sicurezza del cancelliere tedesco, ed Emmanuel Bonn, consigliere diplomatico del presidente francese, si sono recati a Kiev dove sono stati ricevuti dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. "Zelenskyy receives advisers to leaders of France and Germany who arrived in Kyiv for talks with Head of President's Office Yermak", president.gov.ua, 11 gennaio 2022, https://www.president.gov.ua/en/news/volodimir-zelenskij-prijnyav-radnikiv-lideriv-franciyi-ta-ni-72365. Ultimo accesso 14 gennaio 2022.

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