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La politica di allargamento della UE: per il rilancio, oltre Brexit e Covid-19.

Post Cover - La politica di allargamento della UE: per il rilancio, oltre Brexit e Covid-19.

Nonostante la Brexit, l’allargamento della famiglia europea non si arresta. L’Unione Europea, infatti, esercita ancora un forte potere di attrattiva sui paesi ai suoi confini. Dopotutto, il mercato unico europeo è l’area di libero scambio più importante del mondo: l’importanza dell’Europa nella catena del commercio globale le ha permesso di ottenere uno status di preminenza nel contesto delle relazioni internazionali. Anche se l’Europa non è più un polo militare di prim’ordine, mantiene comunque il potere economico necessario per negoziare condizioni vantaggiose sui trattati commerciali, oltre ad una particolare capacità di intervento nei contesti di crisi internazionale (si veda l’esempio, recentissimo, del Libano, dove il Meccanismo Europeo di Protezione Civile svolge il compito più importante nelle operazioni di soccorso).

I vantaggi economici e commerciali, la legislazione e regolamentazione comunitaria di alta qualità, la possibilità di accedere ai fondi europei: ecco indicati i motivi dietro alle richieste di adesione all’Unione, provenienti tutte dall’area balcanica (se si esclude quella, sospesa, della Turchia).

Sul piano della coesione della politica monetaria, la stabilità della moneta unica attrae nuovi paesi, già membri dell’Unione, verso l’entrata nell’Eurozona. Per questi motivi, anche se il Regno Unito sarà il primo paese a rinunciare alla membership UE dall’istituzione della Comunità Economica Europea ad oggi, ciò non costituirà l’inizio della fine per l’Unione.

Come detto, è l’area balcanica quella che porterà nuova “linfa” alla UE. Dei paesi dell’ex Jugoslavia, già due fanno parte dell’Unione: la Slovenia (membro dal 2004) e la Croazia (entrata nel 2013). Ma l’Unione intrattiene stretti rapporti con diverse aree non facenti parte del contesto comunitario: l’esempio principe di questa collaborazione è la creazione di pacchetti MFA (Macro-Financial Assistance)[1], per aiutare i paesi partner ad affrontare la crisi economica e sanitaria scatenata dal Covid-19. Tre miliardi di euro ripartiti tra Albania, Georgia, Kosovo, Giordania, Moldavia, Montenegro, Macedonia del Nord e Ucraina. Quest’ultima sarà il principale fruitore, ricevendo 1,2 miliardi di euro in aiuti. Questi pacchetti possono essere utilizzati dagli stati partners solo dietro la sottoscrizione di un accordo contenente le policy conditions richieste dall’Unione. In tal modo l’Unione si assicura che i soldi dei contribuenti europei siano spesi nel migliore dei modi, rafforza i legami con i propri vicini e mitiga direttamente gli effetti della crisi sui propri partners commerciali.

Tra i paesi fruitori, tre (Albania, Montenegro e Macedonia del Nord) sono candidati all’adesione. Assieme a loro, la Serbia ha presentato domanda ufficiale per diventare Stato membro. Kosovo e Bosnia ed Erzegovina, invece, sono in costante dialogo con le istituzioni europee, ma ancora non hanno formalizzato la loro richiesta.

Le condizioni per aderire sono chiamate “criteri di Copenaghen” e sono tre: in primo luogo è necessaria la presenza di istituzioni democratiche stabili che assicurino il rispetto dei diritti umani, in secondo luogo è richiesta un’economia di mercato in grado di affrontare la concorrenza dentro lo spazio economico europeo, infine è valutata la capacità dello stato candidato di adempiere agli obblighi legati agli obiettivi dell’Unione[2].

L’attuale strategia dell’Unione per l’allargamento esprime la volontà di portare i paesi balcanici nella famiglia europea. Ma l’Unione è spesso poco risoluta, e fatica a contrastare l’influenza di altre grosse potenze nell’area. Il fronte più “caldo” è quello riguardante la trattativa con la Serbia: l’Unione da anni si impegna ad aiutare finanziariamente il paese, nel contesto delle politiche di pre-adesione. A giugno la Serbia ha ricevuto 93 milioni di euro in aiuti per contrastare le conseguenze sanitarie del Covid-19, mentre il pacchetto di aiuti economici della commissione, tra prestiti e fondo perduto, ammonta a 455 milioni di euro. Infine, la Banca Europea per gli Investimenti ha attivato un programma di prestiti dedicato al rilancio dell’economia serba con una dotazione di 1,7 miliardi di euro[3].

Nonostante il sostegno e le dichiarazioni precedenti la pandemia del presidente serbo Aleksandar Vucic, che indicavano l’adesione alla UE come obiettivo primario, la politica e l’opinione pubblica hanno guardato a Cina e Russia come principali alleati nella lotta contro il coronavirus, in una maniera molto simile a ciò che è avvenuto in Italia. L’evoluzione della trattativa è quindi difficile da prevedere: certo è che l’economia serba dipende dalla partnership europea, come l’influenza della UE sulla regione dipende dal buon esito del processo di adesione, data l’importanza della Serbia nei Balcani.

Per quanto riguarda l’espansione dell’Eurozona, prevista dai trattati, la situazione non è drammatica ma rimane complessa. I paesi candidati all’adozione dell’Euro sono tutti i membri della UE che ancora non hanno la moneta unica, Danimarca esclusa.

I criteri di adozione sono quattro[4]: tasso di inflazione non superiore al 1,5% rispetto al tasso dei paesi più stabili, finanze pubbliche sostenibili, partecipazione agli Accordi europei di cambio (AEC II) senza deviazioni significative della propria moneta dal tasso di cambio centrale degli AEC II e senza svalutazioni nei confronti dell’Euro, tassi di interesse a lungo termini non superiori di due punti percentuali rispetto a quelli dei paesi più stabili. I front-runners per l’entrata nell’Eurozona sono la Croazia e la Bulgaria, che si preparano ad aderire agli AEC II. Se l’adesione dovesse arrivare entro la fine di quest’anno, già nel 2022 l’Eurozona guadagnerebbe due nuovi membri.

L’Unione, quindi, nonostante le difficoltà e le battute d’arresto, è ancora vitale e pronta ad allargarsi. In un mondo che giorno dopo giorno si fa più confuso e imprevedibile, una UE unita e propositiva in politica estera, che persegue gli obiettivi di coesione contenuti nei trattati e espande la famiglia europea, può costituire un punto di riferimento per il futuro.

 

Riccardo Raspanti

CIVITAS EUROPA - Divisione Economia

 

 

Note:

[1] European Commission - Coronavirus: Eight macro-financial assistance programmes agreed to support enlargement and neighbourhood partners: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_1457

[2] Consiglio Europeo - Allargamento dell’UE: https://www.consilium.europa.eu/it/policies/enlargement/

[3] ECFR - Serbia and coronavirus propaganda: High time for a transactional EU: https://www.ecfr.eu/article/commentary_serbia_and_coronavirus_propaganda_high_time_for_a_transactional

[4] Consiglio Europeo - Condizioni per aderire alla zona euro: i criteri di convergenza: https://www.consilium.europa.eu/it/policies/joining-the-euro-area/convergence-criteria/

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