La lezione del 24 febbraio: l'impensabile può diventare reale
È già passato un anno da quando la Russia ha lanciato l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Nell’oceano di parole che sono state scritte e dette in questo lungo e sanguinoso lasso di tempo nel tentativo di prevedere il corso degli eventi, i punti di approdo sono pochissimi. Aggrappandoci a uno dei pochi scogli in grado di fermare la deriva possiamo dichiarare che la degenerazione putiniana della guerra russo-ucraina ha dimostrato in maniera inequivocabile – qualora ci fosse stato bisogno di una conferma – quanto sia tremendamente difficile prevedere in maniera accurata l’evoluzione dei fatti politici, specie se di natura bellica. Con buona pace di quel determinismo geopolitico che concepisce, con pretese perfettamente scientifiche, le relazioni tra gli Stati – cioè i rapporti sociali – come se fossero ingranaggi accuratamente oliati di una macchina priva di segreti.
Nelle settimane precedenti il 24 febbraio 2022, quando la tensione aumentava sensibilmente giorno dopo giorno ma l’idea di una guerra di aggressione nel cuore d’Europa era impensabile perché relegata ai tragici ricordi della prima metà del secolo scorso, molti furono gli avventurieri delle previsioni. Nei due giorni successivi al riconoscimento russo delle repubbliche separatiste (21 febbraio 2022), il timore della guerra imminente era orami condiviso da tutti ma i più si aspettavano un’invasione limitata alle regioni di Donetsk e Lugansk. Tra i tanti, per esempio, l’ex generale statunitense Ben Hodges aveva correttamente previsto, già a fine gennaio, che i russi avrebbero invaso l’Ucraina in febbraio ma inciampò sulla portata e gli obiettivi dell’aggressione [1].
Insomma, chi aveva previsto l’invasione su larga scala dell’Ucraina? D’altro canto, solitamente chi prevede l’impensabile viene tacciato, come minimo, di scarsa autorevolezza. Più che un bagno di realtà, all’alba del 24 febbraio 2022 fu impartita a tutti, specialmente agli addetti ai lavori, una severa lezione sulla difficoltà di prevedere la Storia mentre accade. Il governo della Federazione Russa non ha deciso di attaccare l’Ucraina solamente per “liberare” i territori delle repubbliche separatiste ma anche, soprattutto, per spodestare il governo filoccidentale del presidente Volodymyr Zelensky. Si tratta di una differenza tutt’altro che trascurabile ma che la larghissima maggioranza degli osservatori non fu in grado di cogliere in anticipo.
Dopo quel maledetto giorno ci siamo abituati così velocemente all’impensabile che non abbiamo appreso la lezione. Mentre i carri armati russi si avvicinavano ai sobborghi di Kiev, i più si domandavano quanti giorni, al massimo settimane, avrebbe potuto resistere l’Ucraina. Tornando a quei drammatici giorni del marzo 2022, chi fu in grado di prevedere la situazione odierna? Quanti avrebbero scommesso che, dopo un anno esatto dall’invasione, l’Ucraina sarebbe rimasta in piedi di fronte all’aggressore russo, forte del sostegno occidentale manifestato anche simbolicamente con l’inaspettata (di nuovo) visita del presidente americano a Kiev a ridosso del primo anniversario? Pochissimi furono in grado di prevedere una guerra di lunga durata [2].
L’eroica resistenza ucraina non solo ha costretto l’aggressore a rivedere da cima a fondo i suoi piani ma si è concretizzata addirittura nella spettacolare riconquista di alcuni territori occupati. Il più grande Stato della Terra, rivendicando il suo status di grande potenza, è stato messo in imbarazzo dal “piccolo” vicino proprio dove fa più male. La tenacia del popolo e delle forze armate ucraine ha fatto e sta facendo vacillare l’orgoglio militare russo, una delle poche fonti di legittimazione, interna ed esterna, del regime putiniano. In breve, l’impensabile si è di nuovo fatto realtà.
Sebbene la guerra sembri purtroppo molto lontana dalla sua conclusione, già da ora è possibile trarne almeno un’importante lezione, che ci è stata impartita ben due volte. A quanto pare, in tempi di guerra l’errore di calcolo non è prerogativa esclusiva dei decisori politici e militari. Se avere le proprie certezze è sacrosanto, a volte anche aspettarsi l’impensabile non è così folle.
Massimiliano Palladini
Note
[1] “Io sono convinto che la Russia sferrerà un attacco alla fine di febbraio contro alcune aree dell’Ucraina. Non so se sarà un attacco massiccio, più probabile un’incursione lungo il Mar Nero o il Mar d’Azov. Sarà limitato in termini di forze di terra per ridurre le perdite russe ed evitare una reazione troppo dura delle capitali europee. E sarà accompagnato da lanci di missili, attacchi cyber e campagne di disinformazione”. Citato in Francesco Bechis, Vi spiego l’invasione (olimpionica) di Putin. Parla il gen. Hodges, formiche.net, 26 gennaio 2022.
[2] Tra i pochi che compresero correttamente l’evoluzione delle dinamiche militari vi è anche il nostro analista Alessandro Verdoliva.
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