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I Paesi Baltici, indipendenti ma con un vicino ingombrante

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Le relazioni diplomatiche tra Federazione Russa ed Estonia, Lettonia e Lituania, anche conosciute come Paesi Baltici, sono difficili e tese. Le tre nazioni sono entrate a far parte dell’Unione Europea e della Nato a partire dal 2004, utilizzano l’Euro come valuta corrente e sono tra i membri più entusiasti della grande famiglia euro-atlantica. I tre Paesi hanno proclamato la propria indipendenza nel 1991, in seguito al crollo dell’Unione Sovietica ed erano già stati indipendenti tra il 1919 ed il 1940.

Tallinn, Riga e Vilnius avevano approfittato della Rivoluzione Bolscevica per separarsi da Mosca ma, nel giro di vent’anni, erano state riconquistate dall’Unione Sovietica poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nei tre Paesi Baltici risiedono cospicue comunità russofone: il 25 per cento degli abitanti dell’Estonia, il 27 per cento di quelli della Lettonia ed il 6 per cento dei Lituani parla russo. La presenza dell’importante exclave russa di Kaliningrad, situata tra la Lituania e la Polonia ed affacciata sul Mar Baltico, costituisce una persistente minaccia strategica all’indipendenza dei Paesi Baltici.

Il governo sovietico dominò gli Stati Baltici dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai primi anni Novanta. In quegli anni i Russi vennero incoraggiati a migrare in questi Paesi per lavorare ed il loro numero crebbe enormemente. Il collasso dell’Unione Sovietica si rivelò per loro deleterio: i migranti Russi si trovarono intrappolati all’interno di repubbliche indipendenti che cercavano in ogni modo di liberarsi del proprio passato sovietico. In Estonia ed in Lettonia la popolazione associò i Russi ad uno sgradito ricordo del passato e non facilitò la loro integrazione all’interno della società.

I Russi etnici si sono ritrovati in una condizione di marginalità e per molti di loro ciò ha significato l’impossibilità di ottenere, per decenni, la cittadinanza del Paese di residenza, un difficile accesso al mercato del lavoro e scarse protezioni in ambito sociale.

L’ingresso degli Stati Baltici nell’Unione Europea ha provocato un mutamento delle politiche, che si sono dovute adeguare ai criteri di Bruxelles. Le relazioni tra le comunità sono difficili a causa della differente percezione degli eventi storici, dello scontento dei russofoni nei confronti delle leggi sulla cittadinanza e dell’importanza divergente assegnata alla lingua russa.

I media ed i social media afferenti alla Federazione Russa cercano di influenzare le comunità pro-russe dipingendo nella maniera più negativa possibile l’influenza dell’Occidente. La televisione ha giocato un ruolo peculiare nei Paesi Baltici: la produzione di documentari, film e show dal carattere filo-russo serve a raggiungere questo scopo.

I Paesi Baltici, dal punto di vista energetico, dipendono dalla Russia, e ciò li rende vulnerabili. Nel 2018 gli Stati Baltici, la Polonia e l’Unione Europea hanno siglato un accordo che dovrebbe portare alla connessione, entro il 2025, dei sistemi elettrici di Estonia, Lettonia e Lituania  ai network europei. In questo modo si dovrebbe favorire un rafforzamento della loro sovranità e sicurezza ed eliminare la dipendenza dalla Russia. Il progetto ha un costo stimato di oltre 494 milioni di euro.

A partire dal 2015, invece, Lituania e Polonia hanno costruito impianti per importare un certo quantitativo di gas naturale da Paesi come Qatar e Stati Uniti. La presenza degli impianti non è comunque riuscita a ridurre la dipendenza da Mosca.

La Russia è una minaccia costante per la sicurezza dei Paesi Baltici. L’Alleanza Atlantica non è in grado di prevenire la conquista di Estonia, Lettonia e Lituania da parte delle Forze Armate di Mosca. I Russi potrebbero raggiungere le capitali baltiche nel giro di due-tre giorni. Le forze Nato presenti nella regione sarebbero costrette ad arrendersi oppure a fuggire per evitare di essere distrutte. La presenza di una minaccia silente ma letale appena al di là dei confini ha plasmato l’identità di generazioni di Baltici e non può non avere riflessi sulla formazione e sull’orientamento degli esecutivi nelle tre nazioni.

La Russia, come dichiarato dal sito marshallcenter.org, ha messo gli Stati Baltici nel mirino per esercitare una certa pressione nei confronti degli Stati Uniti, della Nato, dell’Unione Europea e degli Stati Scandinavi neutrali. Mosca si è invece rassegnata al fatto che i Paesi Baltici non torneranno  a far parte della sfera d’influenza russa.

Il ruolo attivo esercitato dai Paesi Baltici all’interno della Nato e dell’Unione Europea costituisce comunque una minaccia all’autonomia, alla sicurezza ed alla sovranità della Russia. Non è immaginabile, perlomeno nell’attuale contesto storico, un possibile riavvicinamento tra Mosca, Tallinn, Riga e Vilnius che porti allo sviluppo di rapporti pacifici. L’unico scenario che potrebbe rivelarsi favorevole ad un eventuale riavvicinamento è quello in cui la Nato, l’Unione Europea e la Russia inizino a dialogare e diano vita ad una cooperazione di tipo strategico.

La presenza di persistenti divergenze, come le sanzioni adottate dall’Unione Europea nei confronti della Russia in seguito all’annessione della Crimea avvenuta nel 2014, costituiscono, almeno per il momento, ostacoli insormontabili. Gli Stati Baltici hanno un peso specifico marginale all’interno dello scacchiere europeo ed il loro futuro è legato tanto a Bruxelles quanto a Washington.

Nel 2016 il Presidente americano Donald Trump aveva dichiarato al New York Times che non si sarebbe automaticamente schierato in difesa degli Stati Baltici in presenza di un eventuale attacco russo. Si trattò di una dichiarazione clamorosa che mise in discussione il principio fondante della Nato (contenuto nell’Articolo 5 del trattato) che considera un’offensiva contro uno Stato Membro come un’offensiva contro tutti gli Stati Membri. Un possibile indebolimento della Nato è probabilmente il peggiore incubo di Estonia, Lettonia e Lituania, determinate ad agire, per quanto possibile, affinché gli incubi restino tali.

 

CIVITAS EUROPA - COLLABORATORE ESTERNO

Andrea Walton

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