Gli Usa ritirano 12 mila soldati dalla Germania. Bluff elettorale?
Gli Stati Uniti hanno annunciato che ritireranno 11 900 soldati dalla Germania. Di questi, 5 600 verranno spostati in altri paesi Nato (probabilmente Italia, Polonia e Belgio) mentre dei restanti 6 300 una parte tornerà negli Stati Uniti e un'altra parte stazionerà a rotazione nelle basi Nato del Baltico e del Mar Nero.
Nonostante la riduzione (pari a un terzo del totale), la Germania continuerà ad essere il paese Nato con il maggior numero di truppe Usa sul proprio territorio.
Mentre il segretario alla difesa Mark Esper ha affermato che questa mossa è tesa a rafforzare la Nato e ad incrementare il deterrente nei confronti della Russia, il presidente Donald Trump ha detto che la decisione intende essere una punizione nei confronti della Germania, rea di non contribuire sufficientemente alla Nato.
Durante il vertice in Galles del settembre 2014, alla luce dell'annessione russa della Crimea e dell'intervento di Mosca nella guerra del Donbass, i paesi Nato decisero di spendere almeno il 2 % del Pil nella difesa. Tuttavia finora pochissimi paesi hanno rispettato l'impegno.
La riduzione di truppe statunitensi dall'Europa sarà residuale. In fin dei conti appena una manciata di migliaia di soldati lascerà il Vecchio Continente per tornare Oltreoceano. Non siamo di fronte a una rivoluzione della presenza militare americana in Europa e in Germania in particolare, giacché Washington non ha stabilito la chiusura di infrastrutture militari. La decisione sembra effettivamente un avvertimento alla Germania. Se Berlino è disposta ad investire miliardi nel Recovery Fund per far ripartire l'Unione Europea perché non fare lo stesso per la Nato?
Tempi e toni dell'annuncio di Trump suggeriscono una lettura in chiave elettorale di questa iniziativa. Mancano meno di cento giorni alle elezioni e il presidente è molto indietro nei sondaggi. La riduzione della presenza militare all'estero è sempre stato un chiodo fisso di Trump già dai tempi della campagna elettorale del 2016, così come lo sono state le critiche nei confronti degli alleati europei, specie la Germania, colpevoli di godere dei benefici della Nato senza contribuire a sufficienza. Con il suo annuncio il tycoon sembra aver voluto mandare un messaggio chiaro e diretto al suo elettorato.
Infatti, colpisce la discrepanza tra la spiegazione fornita da Esper e quella fornita da Trump. Mentre il responsabile del Pentagono ha spiegato che il ritiro parziale dalla Germania risponde ad imperativi strategici, il presidente ha buttato la questione sul politico, etichettando la decisione come una punizione nei confronti di Berlino.
Più che le motivazioni alla base di questo parziale ritiro, è la sua effettiva implementazione a sollevare degli interrogativi. Spostare migliaia di soldati attraverso un continente e un oceano è un'operazione costosa che richiede importanti sforzi logistici ed organizzativi. In sostanza, ci vorranno come minimo dei mesi per concretizzare il ritiro, quindi, in questo lasso di tempo, il piano potrebbe subire degli aggiustamenti. Inoltre, il candidato democratico Joe Biden ha già fatto sapere che, nel caso in cui vincesse le elezioni del prossimo novembre, revisionerà il piano di Trump. Non è neanche da escludere che quest'ultimo decida di rivedere la sua mossa dopo aver conquistato il secondo mandato.
In conclusione, la decisione di Washington è un avvertimento alla Germania che non ne rivoluziona la presenza militare in Europa, la quale rimane di primaria importanza nella strategia di difesa e politica estera statunitense. Specie il settore centro-orientale del Vecchio Continente, dal Baltico al Mar Nero, in funzione anti-russa. In quest'area si trovano i paesi più russofobi dell'Ue e della Nato, che sono anche quelli maggiormente disposti a spendere in difesa e sicurezza e ad accogliere truppe statunitensi sul proprio territorio.
Ora bisognerà vedere se alle parole seguiranno i fatti. È possibile che il risultato delle elezioni presidenziali, specie se si concretizza in un cambio di amministrazione, comporti una revisione almeno parziale del piano di ritiro.
CIVITAS EUROPA - DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI
Massimiliano Palladini
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