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Chi ha fornito più aiuti? Ue, Russia e Cina a confronto

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L'emergenza globale innescata dalla diffusione del covid-19 è ben presto diventata la cornice di narrazioni contrapposte e terreno dello scontro tra le più grandi potenze del pianeta. Infatti, la rivalità tra Stati Uniti e Cina si sta giocando anche sul piano della narrazione dell'attuale emergenza. Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha etichettato il coronavirus come “virus cinese”, la Cina ha espulso alcuni giornalisti americani impiegati presso The New York Times, The Washington Post e The Wall Street Journal 1. Nel frattempo, attraverso la fornitura di materiale sanitario e l'invio di personale medico esperto, Russia e Cina hanno colto l'occasione per migliorare la propria immagine agli occhi dell'opinione pubblica europea e italiana in particolare.

La questione degli aiuti prima cinesi e poi russi all'Italia ha diviso, e continua a dividere, l'opinione pubblica nel nostro paese. È necessario fare subito una distinzione fondamentale, che rispecchia le differenti disponibilità economiche di Mosca e Pechino. Mentre i russi si sono limitati a mandare aiuti in Italia, utilizzando soprattutto l'apparato militare, i cinesi stanno inviando aiuti in numerosi paesi europei – tra cui Spagna, Francia e Belgio – oltre che in Africa 2. Ufficialmente, la Cina sta mandando aiuti in Europa per sdebitarsi degli aiuti ricevuti dall'Unione Europea quando l'epidemia raggiunse il picco nel paese. Ma le cose stanno davvero così? I cinesi vogliono semplicemente sdebitarsi? E che dire degli aiuti russi all'Italia? La Russia per ora non ha conosciuto l'emergenza sanitaria, quindi non ha ricevuto aiuti di cui deve sdebitarsi. L'iniziativa russa è disinteressata?

Raramente in politica, e a maggior ragione in politica internazionale, le azioni che si compiono sono fini a se stesse. Specie quando si aiuta un altro attore politico. Secondo Giorgio Cuscito sono almeno due i motivi che hanno spinto Pechino ad aiutare massicciamente l'Unione Europea e in particolare l'Italia. Togliersi di dosso l'etichetta di paese che ha scatenato una pandemia che sta paralizzando il mondo intero e così facendo rafforzare il proprio soft power, cioè presentarsi agli occhi degli europei come grande potenza benigna che li aiuta in un momento drammatico. Il secondo motivo consiste nel rafforzare le relazioni con l'Italia a un anno esatto dalla firma del memorandum d'intesa con il quale Roma ha aderito alla Belt and Road Initiative (Bri), le cosiddette nuove vie della seta 3. In questa opera di rafforzamento Pechino è favorita dal fatto che il titolare della Farnesina è Luigi Di Maio, il quale in più occassioni ha mostrato la sua simpatia per la Cina.

Vale la pena notare che per scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilità sull'origine del virus, la Cina ha fatto ricorso anche a disinformazione e propaganda. Prima il portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijian ha accusato le forze armate statunitensi di aver portato il virus a Wuhan 4, poi organi d'informazione vicini al partito comunista cinese hanno insinuato che il coronavirus fosse nato in Italia 5.

Per quanto riguarda gli aiuti russi all'Italia, valgono le considerazioni fatte per quelli cinesi, con la differenza che Mosca non è considerata l'untrice del mondo. Fornendo assistenza all'Italia la Russia punta a migliorare la sua immagine in uno dei paesi meno antirussi d'Europa. L'iniziativa di Mosca non è quindi fine a se stessa ma tesa a influenzare la compattezza del fronte antirusso europeo 6. Come la Cina, anche la Russia vuole presentarsi come grande potenza benigna che aiuta gli Stati occidentali che si trovano in grande difficoltà. Un modo per cercare di adombrare quanto commesso negli ultimi anni (intervento in Georgia nel 2008 e annessione della Crimea nel 2014) e sconfessare l'amministrazione americana, che vede nella Russia un avversario strategico e una minaccia alla sicurezza internazionale. Ma queste operazioni rispondono anche a logiche interne. “L'invio di aiuti all'Italia è una mossa che ha un risvolto anche di propaganda interna. L'idea è che se mandiamo aiuti fuori vuole dire che siamo forti, ma questo è valido sempre e solo se in Russia la situazione rimarrà, come dice il presidente Putin, sotto controllo e non degenererà ai livelli dell'Europa” suggerisce Aleksandr Baunov, analista del Carnegie Center di Mosca 7.

Come si diceva, l'arrivo degli aiuti da Cina e Russia ha diviso l'opinione pubblica italiana creando un acceso dibattito. Alcuni accusano le istituzioni europee e gli stati membri dell'Unione di non aver fatto nulla per aiutare l'Italia.

Ma è davvero così? Come hanno risposto le istituzioni europee all'emergenza del covid-19?

In questi giorni, la percezione di un’Europa assente, lontana e indifferente nei confronti dell’Italia è diventata virale. Eventi come il trattenimento dell’export delle mascherine da parte di Parigi e Berlino e il più recente stallo nel Consiglio europeo, hanno rafforzato lo stereotipo di un'Europa in chiave antitaliana. Vista dalla Penisola, l’UE è apparsa latitante al grido di aiuto proveniente dai lavoratori, dalle famiglie e dagli stessi pazienti italiani. Queste rappresentazioni elaborate nel seno dell’opinione pubblica, hanno finito per produrre opinioni del tipo “la Cina, Cuba e la Russia ci aiutano” per proseguire con la domanda "…e dov’è l’Europa?”. Parole come “Italexit”, “usciamo da questa Europa” o “faremo la fine della Grecia”, sono tornate a popolare le bacheche dei social network. Allo stesso tempo, c'è assenza di una narrazione pro-europea, di una leadership o, per lo meno, di una certa presenza che rassicuri gli Stati di fronte all’emergenza.

A rafforzare questa percezione sono, da un lato, il malessere vissuto diretta o indirettamente dalla maggior parte della popolazione e, dall’altro, una certa narrazione politica che non perde l’occasione di delegittimare i suoi avversari politici. Questi due fattori riproducono un euroscetticismo che si diffonde con molta velocità e si alimenta dall’ironia di una retorica secondo cui, Paesi come la Cina, la Russia e Cuba ci danno una mano mentre l’Europa ci volta le spalle. Si inizia così a parlare di “disgregazione” e del “crollo di un Impero” in un discorso che nasce sui social e finisce nei giornali.

Senza aprire un dibattito sui pro e i contro dell’Europa, riteniamo necessario dare un’occhiata per capire se l’Europa abbia aiutato l’Italia o meno, valutare il peso di questi aiuti e analizzare, in prospettiva, quali benefici possono ottenersi in ambito comunitario allo scopo di superare la presente emergenza. E per fare questo, bisognerà andare oltre la già archiviata ma sempre discutibile figura di Christine Lagarde che è stata in seguito smentita dalla Presidente della Commissione Von der Leyen, la quale ha assicurato la massima flessibilità nel Patto di stabilità che poi, di fatto, è stato sospeso.

Dopo le intense polemiche che hanno contraddistinto il dibattito per il blocco dell’export delle mascherine provenienti dalla Francia e dalla Germania, la Commissione ha minacciato Parigi e Berlino di avviare una procedura di infrazione riuscendo così a sbloccare l’esportazione di mascherine verso l’Italia e, poco dopo, è stata garantita la circolazione delle merci e dei servizi essenziali all’interno della zona Schengen. Altre iniziative sono state annunciate dalla Presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, le quali consisteranno in una scorta comune di attrezzature mediche per sostenere i sistemi sanitari e nello stanziamento di 37 miliardi di euro da investire per mitigare gli effetti del virus sull’economia dei Paesi membri. Bisogna evidenziare anche il regime di aiuti italiano pari a 50 milioni di euro approvati dalla Commissione per sostenere la produzione e la fornitura di dispositivi e attrezzature mediche8.

Dopo lo sblocco delle esportazioni, venerdì 20 marzo, la Francia ci ha inviato 1 milione di mascherine e 20 tute protettive e la Germania ha accolto 6 pazienti provenienti dall’Italia. Allo stesso tempo, stanno per arrivare dall’Austria 1,6 milione di mascherine in più, mentre un altro milione è in arrivo dalla Germania. Con questo non intendiamo proiettare l’immagine dei nostri vicini come una specie di amici inseparabili nei nostri confronti, ma di comprendere dove finisce la sovranità degli Stati e dove iniziano le competenze dell’Unione Europea. L’esercizio, dunque, è quello di saper distinguere tra l’azione dei singoli Stati che lasciati a sé stessi dall’azione dell’Unione Europea.

Se osserviamo il caso delle mascherine c’è un prima e un dopo che dobbiamo saper distinguere. Quando Parigi e Berlino hanno bloccato l’export delle mascherine in Italia, essi hanno esercitato la loro sovranità che, in senso astratto, non ha a che fare con gli interessi dell’Italia. E questo è il primo momento; il secondo momento invece, riguarda l’intervento attraverso il quale la Commissione dell’UE interviene, nel nome del principio di solidarietà, per sbloccare le esportazioni verso l’Italia. Ed è solo in questo modo che l’azione dell’UE può essere letta per quello che è, ossia, come un intervento in funzione di garantire la cooperazione tra Stati sovrani.

Ma per quanto riguarda la crisi attuale, la decisione più importante dovrà essere presa nel Consiglio Europeo, all’interno del quale, non è stato ancora raggiunto un accordo su come mitigare gli effetti della recessione che sta prendendo piede. La lotta dell’Italia all’interno dell’Europa, dunque non consisterà tanto nell’ottenere dei dispositivi o delle attrezzature mediche che arrivano già nella nostra Penisola, ma nel mettere d’accordo i 27 membri e garantirsi il sostegno necessario per il giorno dopo l’emergenza. Benché riguardi il domani, la ripartenza sociale ed economica del Paese è una sfida che non possiamo eludere né tanto meno affrontare da soli. È una sfida il cui esito passa, in buona parte, dal consolidamento di un’Europa all’interno della quale ci si possa continuare a spostare, a lavorare, a commerciare e a investire nel pieno esercizio dei nostri diritti fondamentali.

CIVITAS EUROPA – DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Massimiliano Palladini; Estefano Soler

1 “China to restrict US journalists from three major newspapers”, BBC News, 18 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

2 Per gli aiuti cinesi in Europa vedere “China ramps up coronavirus help to Europe”, The Financial Times, 18 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020. Per gli aiuti cinesi in Africa vedere “China expands medical aid to Africa with first Ethiopia shipment”, bloomberg.com, 22 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

3 “Tanta solidarietà e qualche insidia: perché la Cina aiuta l'Italia contro il coronavirus”, Limes online, 17 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

4 “Covid-19: ora è scontro Usa-Cina. Da Pechino: “Virus diffuso da Washington”, affaritaliani.it, 13 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

5 “La Cina ci ama. E dice che il coronavirus è nato in Italia. Leggere per credere”, formiche.net, 22 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

6 “Tutti vogliono l'Italia” in “I tabù di Usa e Germania, tutti vogliono l'Italia e altre notizie interessanti”, Limes online, 23 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

7 “La strategia dietro gli aiuti di Russia e Cina all'Italia nella lotta al coronavirus”, agi.it, 25 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

8 "Aiuti di Stato: la Commissione approva il regime italiano da 50 milioni di EUR a sostegno della produzione e fornitura di apparecchiature mediche e mascherine durante la pandemia di coronavirus", ec.europa.eu, 22 marzo 2020. Ultimo accesso 26 marzo 2020.

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