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Bielorussia, l'Ue non riconosce il risultato delle elezioni presidenziali e prepara sanzioni

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Ieri il Consiglio Europeo si è riunito in seduta straordinaria per discutere della situazione in Bielorussia. I ventisette capi di governo dell'Unione Europea non riconoscono il risultato delle elezioni del 9 agosto e hanno deciso di imporre sanzioni contro i funzionari di Minsk responsabili della repressione violenta delle proteste.

"Il popolo bielorusso vuole democrazia e nuove elezioni presidenziali siccome quelle che si sono tenute non erano né libere né eque" ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen al termine della riunione. Secondo l'Ue i risultati delle elezioni del 9 agosto "sono stati falsificati".

La Commissione ha anche stanziato 53 milioni di euro per la Bielorussia: due milioni serviranno per assistere le vittime della repressione governativa, un milione per sostenere i media indipendenti e i restanti 50 per aiutare il paese nella lotta al Covid-19.

"Il nostro messaggio è chiaro. La violenza deve cessare e bisogna lanciare un dialogo pacifico e inclusivo. La leadership della Bielorussia deve riflettere la volontà popolare" ha affermato il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.

Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia (i paesi del gruppo Visegrad) hanno emanato un comunicato congiunto in cui hanno chiesto che il governo bielorusso rispetti i diritti umani fondamentali, si impegni per una soluzione politica e si astenga dall'uso della violenza contro i manifestanti [1].

Ora facciamo un passo indietro per capire come si è giunti fino a questo punto.

Le elezioni presidenziali del 9 agosto hanno innescato la più grande contestazione anti-governativa nella storia della Bielorussia post-sovietica. Il presidente Aleksandr Lukashenko, al potere dal 1994, ha esultato per la vittoria, annunciando di aver ottenuto l'80 % dei consensi. Risultati che non sono stati riconosciuti dall'opposizione e da decine di migliaia di cittadini, scesi in piazza in tutto il paese per manifestare il loro dissenso. La repressione violenta da parte delle autorità governative (pestaggi, arresti arbitrari, torture) non ha fatto altro che incrementare la rabbia popolare e attirare contro il governo bielorusso le condanne di diversi Stati e organizzazioni non governative.

L'11 agosto l'Unione Europea ha espresso la propria posizione con una dichiarazione dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. "L'Ue ha seguito con attenzione gli sviluppi che hanno portato alle elezioni presidenziali. Durante la campagna elettorale i cittadini della Bielorussia hanno dato voce al loro desiderio di cambiamento democratico. Le elezioni, tuttavia, non sono state né libere né eque" [2].

Il 16 agosto si è tenuta a Minsk una grande manifestazione di protesta che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini, probabilmente la più grande dimostrazione anti-governativa da quando la Bielorussia è diventata indipendente nel 1991. La manifestazione, ribattezzata "marcia per la libertà", è stata indetta da Svetlana Tikhanovskaya, la leader dell'opposizione fuggita in Lituania subito dopo le elezioni perché temeva per la sua incolumità. Lo stesso giorno, sempre nel centro della capitale, Lukashenko ha tenuto un comizio che non ha visto la stessa affluenza della manifestazione dell'opposizione [3].

Il giorno seguente l'autocrate bielorusso si è recato nelle officine della MZKT di Minsk, azienda di Stato che produce trattori. Lukashenko voleva confrontarsi con gli operai della fabbrica, in sciopero per protesta contro la repressione violenta delle manifestazioni. Il presidente non ha però ricevuto una bella accoglienza ed è stato contestato dagli operai.  Anche alcuni dipendenti della televisione di Stato e di altre aziende pubbliche sono in sciopero [4].

In sostanza, la situazione in Bielorussia è la seguente: Lukashenko è stato rieletto per un sesto mandato ma il risultato delle elezioni è contestato. Le opposizioni, così come alcuni governi ed organizzazioni straniere, non riconoscono l'esito delle urne. Tikhanovskaya, dall'auto-esilio lituano, rivendica la vittoria e si dice pronta a guidare il paese.

La situazione in Bielorussia è osservata con attenzione da Mosca. Si può affermare che, dopo la rivolta ucraina del 2013-14, la Bielorussia è l'ultimo alleato del Cremlino a occidente dei confini russi. Mosca e Minsk intrattengono strette relazioni dal punto di vista economico, energetico, politico e militare. A differenza di tutti gli altri paesi europei che furono sotto l'influenza sovietica, la Bielorussia non ha mai fatto intendere di voler aderire all'Unione Europea o alla Nato. Dal punto di vista della sicurezza nazionale russa, Minsk funge da cuscinetto che tiene le forze dell'alleanza nord-atlantica lontane dai confini occidentali del paese.

Il 16 agosto Vladimir Putin e Lukashenko hanno avuto una conversazione telefonica. Il primo ha rassicurato il secondo dicendo che potrà fare affidamento sull'assistenza militare russa. Il Cremlino ha anche affermato che la Bielorussia è oggetto di pressioni straniere, senza tuttavia specificarne la provenienza [5].

È importante essere consapevoli della dimensione internazionale della crisi bielorussa. Da un lato l'Unione Europea che appoggia l'opposizione e condanna la repressione governativa. Dall'altro la Russia, intenzionata a mantenere il paese dentro la sua sfera d'influenza. Qualora si delineasse uno scenario simile a quello ucraino del 2013-14, ovvero un cambio di regime che porta al governo fazioni politiche filo-occidentali, l'intervento militare russo sarebbe molto probabile. Per Mosca l'importante non è tanto che Lukashenko rimanga al potere, quanto che il governo bielorusso rimanga alleato di Mosca e non scivoli verso l'Occidente, specie dal punto di vista militare.

Il 18 agosto Putin si è sentito telefonicamente con la cancelliera tedesca Angela Merkel, con Michel e con il presidente francese Emmanuel Macron. Durante la telefonata con quest'ultimo, il presidente russo ha dichiarato che "interferire negli affari interni" della Bielorussia e "mettere pressione sulla leadership" del paese è "inaccettabile" [6].

La situazione in Bielorussia tocca da vicino Russia ed Ue. Così come nell'ambito della crisi ucraina, Germania e Francia guideranno l'Unione. Un ruolo da protagonista in questa vicenda spetterà anche alla Lituania, in quanto la leader dell'opposizione bielorussa ha deciso di rifugiarsi nel paese baltico. Considerando le conseguenze della crisi ucraina sulle relazioni tra Russia ed Occidente, una sua riedizione bielorussa non è nell'interesse di nessuno.

D'altro canto, finora il posizionamento internazionale della Bielorussia non è stato un tema al centro delle proteste. I manifestanti anti-governativi hanno fatto sventolare la vecchia bandiera bielorussa (bianca con una striscia orizzontale rossa), non quella dell'Unione Europea, né sono stati intonati slogan contro la Russia.

L'origine di questa crisi è interna al paese: i manifestanti sono stanchi dell'eterno Lukashenko, non riconoscono il risultato delle elezioni e non tollerano la repressione governativa, ma non chiedono l'adesione all'Ue o alla Nato. Ciò è stato confermato in una conferenza stampa da Maria Kolesnikova, una delle protagoniste dell'opposizione. "Voglio rassicurare tutti sulla nostra posizione ufficiale: noi manterremo relazioni amichevoli, mutualmente vantaggiose, pragmatiche [...] con la Russia, con l'Ucraina e con i paesi dell'Ue" [7].

 

CIVITAS EUROPA - DIVISIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI

Massimiliano Palladini

 

 

Note

[1] "Threat of new crackdown on protesters as EU signals support for "peaceful transition" in Belarus", euronews.com, 19 agosto 2020. Ultimo accesso 19 agosto 2020.

[2] "Bielorussia, elezioni presidenziali: dichiarazioni dell'alto rappresentante a nome dell'Unione Europea", consilium.europa.eu, 11 agosto 2020. Ultimo accesso 19 agosto 2020.

[3] "Belarus: tens of thousands protest in Minsk as Lukashenko rejects election rerun", euronews.com, 17 agosto 2020. Ultimo accesso 19 agosto 2020.

[4] "Belarus workers chant "Leave" at Lukashenko as anger mounts over vote", themoscowtimes.com, 17 agosto 2020. Ultimo accesso 19 agosto 2020.

[5] "Putin tells Belarusian leader Lukashenko Russia ready to help militarily if necessary", reuters.com, 16 agosto 2020. Ultimo accesso 19 agosto 2020.

[6] "Putin contro Merkel e Macron: "Inaccettabili pressioni su Minsk"", agi.it, 18 agosto 2020. Ultimo accesso 19 agosto 2020.

[7] Vedi nota 1.

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